Alberto Frigerio è un giovane teologo che mostra nelle sue prime pubblicazioni[1] di avere una buona stoffa per aiutare il cammino spesso difficile, ma esaltante, della comunità cristiana nel mondo.
Quali sono la trama e l’ordito di un’autentica ricerca teologica? Innanzitutto una fede viva, la quale innesta la persona del credente – di ogni credente, giovane o vecchio, colto o illetterato – nella Tradizione secolare della Chiesa. La teologia, per sua natura, è un atto della ragione che indaga il patrimonio di realtà a lei presentate dalla Rivelazione per mostrare, nel corso del tempo, le implicazioni nuove contenute nell’antico deposito. «Cose nuove e cose antiche» (Mt 13,52) secondo l’espressione di Gesù. Le cose nuove sono quelle antiche di cui sono scoperte nuove risposte, impossibili a cogliersi se non per l’urgenza di domande e situazioni inedite. Non basta l’immersione nella Tradizione: la teologia non è semplicemente l’esposizione ordinata di verità credute, ma è ardimento della ragione verso orizzonti inesplorati, sotto la guida dello Spirito Santo. Intellectus fidei.

e questioni pratico-pastorali, Cantagalli, Siena 2023, 160 pp.
Ogni scienza inizia con un dato che è chiamata ad accogliere, per approfondirlo, spiegarlo, arricchirlo. Mentre però le scienze umane possono superare e contraddire il dato iniziale, la scienza teologica si pone in atteggiamento di ascolto orante di ciò che la Rivelazione (Sacra Scrittura e Tradizione) le hanno consegnato. Il suo è un cammino in avanti che non rinnega mai il dato iniziale. Di questo movimento della ragione nella fede, Frigerio ha colto tutta la preziosità. La teologia non può e non deve rinunciare al coraggio della ragione, ma nello stesso tempo, se vuole rimanere coerente con il proprio statuto, non può dimenticare o addirittura camminare in autonomia con l’esperienza della fede. A questo statuto particolare del lavoro teologico Frigerio ha dedicato pagine importanti nella sezione introduttiva del presente saggio, dedicato alla morale coniugale, in cui tutto ciò che sopra ho rilevato è soltanto la necessaria premessa metodologica. Frigerio non si è limitato a dirci quale sia il lavoro del teologo; lo ha piuttosto vissuto con noi e per noi, accompagnandoci in una ricerca di teologia dogmatica e morale.
In questo lavoro, come già nelle due precedenti pubblicazioni, Frigerio si è accostato al pensiero di quanti avanzano prospettive differenti con atteggiamento dialogico, volto a enucleare le ragioni sottese alle diverse istanze, per ricercare punti d’incontro e percorsi comuni. In tal senso, il modo di procedere richiama il metodo teologico dei maestri medioevali, intenti a perlustrare i misteri di Dio tramite la quaestio e la disputatio, ponendo in dialogo franco e sereno le diverse prospettive ereditate dai pensatori del passato o proposte da altre scuole teologiche, per approfondire la conoscenza di Dio e, laddove possibile e forse opportuno, rinvenire soluzioni nuove.
Il tema del presente scritto è la famiglia, ripensata alla luce della riflessione teologica dell’ultimo secolo che ne ha scandagliato il mistero, guardandola come espressione nel tempo della stessa vita trinitaria. La famiglia è oggi uno dei campi privilegiati dalla teologia, forse proprio perché quest’ultima finisce per esercitarsi su quei temi e quelle esperienze che più appaiono in discussione, o addirittura in crisi.
Può la Chiesa rinunciare a mettere in luce il posto fondamentale che la famiglia cristiana ha nella sua storia e nella storia del mondo? Può rinunciare a mostrare come in essa si realizzi sulla terra il disegno originario che ha visto la creazione dell’uomo e della donna nella loro differenza e complementarità? Può rinunciare a mostrare il nesso profondo che esiste tra sessualità-affettività-matrimonio e apertura alla vita?
La rivoluzione antropologica e tecnologica cui stiamo assistendo va nella direzione opposta: dopo aver considerato la fedeltà un bene quasi impossibile, ha separato l’esercizio della sessualità genitale dall’unità matrimoniale e, infine, la fecondità stessa dall’atto sessuale. Riscoprire l’unità della persona nella sua identità arricchita dalla differenza sessuale sembra un’impresa improba, così come riscoprire la bellezza della famiglia cristiana e della verginità. Eppure migliaia e forse milioni di persone nel mondo vivono lietamente, non senza difficoltà e ricadute, questo disegno originario di Dio, trovando in esso motivo di gioia, di comunione, di senso della vita.
Il libro di Frigerio impone dunque un cambio di prospettiva, di sguardo. Ciò che sembra impossibile è reale, anche se in taluni momenti arduo. Ciò che è sbandierato da tanti come fonte di appagamento è in realtà soltanto l’adesione ad una mentalità corrente che non porta alla lunga soddisfazioni durature.
Non si tratta certamente di condannare nessuno. Tutti conosciamo, più o meno, le enormi difficoltà che ogni famiglia deve vivere. Per aiutarle nel loro cammino dobbiamo mostrare la famiglia cristiana, non semplicemente come un’ideale, ma come un’ideale possibile, cioè reale. Qui la teologia si incontra con la pastorale. Frigerio giustamente nota l’accento pastorale del magistero di papa Francesco e sottolinea l’importanza che ogni cammino di incontro e sostegno della vita degli uomini non contraddica la realtà della fede. Nel caso tanto dibattuto della comunione ai divorziati-risposati chiarisce la necessità che nuovi cammini verso l’Eucarestia non oscurino l’indissolubilità del matrimonio, portata e rivelata da Cristo.
Le novità della riflessione teologica non possono contraddire, come abbiamo sottolineato sopra, la continuità della fede della Chiesa.
[1] Corpo e lógos nel processo identitario. Il caso serio del transgenderismo: bioetica alla prova, Cantagalli, Siena 2020 e L’enigma della sessualità umana, Glossa, Milano 2022.

Vescovo emerito della Diocesi di Reggio Emilia – Guastalla: https://www.diocesi.re.it/diocesi-reggio-emilia-e-guastalla/struttura/vescovi-emeriti/s-e-mons-massimo-camisasca/